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Primo incidente mortale per auto senza pilota

Si è verificato in Florida il 7 maggio scorso il primo incidente stradale mortale di un'auto a guida autonoma negli Stati Uniti. Lo hanno reso noto le autorità federali statunitensi.

La vittima era un ex marines, Frank Baressi, che aveva inserito il sistema di guida automatica su un'autostrada nei pressi di Williston. Secondo la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), la Tesla si è andata a schiantare contro un tir proveniente dalla direzione opposta, che stava svoltando a sinistra.

 

"La particolare altezza del rimorchio - ha scritto l'azienda - combinata con la sua posizione attraverso la strada e le circostanze estremamente rare dell'impatto, hanno fatto sì che il modello S passasse sotto il rimorchio".

Tesla sostiene che l'incidente ha portato al primo decesso conosciuto in oltre 130 milioni di miglia percorse con l'autopilota e che l'inchiesta della NHTSA è un'indagine preliminare, per stabilire se il sistema abbia funzionato come ci si aspettava.

L’azienda californiana ha spiegato sul suo sito web che ad ingannare il sistema è stato il colore del tir: il lato bianco, perpendicolare all’auto, non sarebbe stato distinto dal cielo che in quel momento era particolarmente luminoso. In pratica sensori e telecamere hanno confuso la fiancata chiara del mezzo con il cielo, non rilevando l’ostacolo.

“Circostanze rare”, le definiscono alla Tesla, che tuttavia hanno prodotto un mix fatale. E che fanno tornare alla mente quanto dichiarato non molto tempo fa da Peter Mertens, ingegnere responsabile della ricerca e sviluppo Volvo: “Ogni volta che guido una Tesla con l’Autopilot inserito, ho l’impressione che l’auto stia cercando di uccidermi”, tanto il sistema è poco affidabile.

In realtà, dalla Tesla fanno sapere che l’Autopilot è una funzione d’assistenza, che tuttavia non si sostituisce completamente al guidatore. Il quale, perciò, deve sempre tenere le mani sul volante ed essere pronto a intervenire in situazioni di emergenza che la vettura segnala con allarmi visivi e acustici. Si tratta, dunque, di una modalità di guida semi (e non completamente) automatica, per cui l’intervento umano risulta ancora determinante e non eludibile: “non è perfetta e quindi richiede sempre al conducente di rimanere all’erta. Tuttavia, sicuramente riduce il carico di lavoro del guidatore e migliora la sicurezza rispetto alla guida manuale”.

Fonti

http://www.ansa.it/